La tecnologia avanza ed entra a pieno titolo anche nel mondo dell’arte: lo spartiacque, l’aggiudicazione di un’opera in NFT alla cifra record di quasi $70 Mil. che ha fatto alzare le antenne di speculatori e operatori. Ecco il punto di vista del designer.
Tracce di un futuro possibile
Se ti chiedo chi è Beeple, è probabile che tu non sappia rispondermi. In effetti, fino allo scorso ottobre, l’artista digitale Mike Winkelmann (noto come Beeple) il massimo che avesse mai venduto era una stampa per $100.
L’11 marzo scorso, un NFT del suo lavoro (Everydays: The First 5000 Days) è stato venduto da Christie’s per $69,3 Mil. Una cifra da capogiro che, secondo la famosa casa d’aste, lo colloca “tra i primi tre artisti viventi di maggior valore”.
Ma cosa sono gli NFT, la moda emergente nel mondo dell’arte di cui tutti stanno parlando e che ne sta ridisegnando i confini?
NFT alias “Token Non Fungibili”
Un token (traducibile come “gettone”) è un insieme di informazioni digitali all’interno di una blockchain che conferiscono un diritto a un determinato soggetto.
In pratica, gli NFT si configurano come dei certificati di proprietà su opere digitali: consentono di acquistare e vendere oggetti digitali unici e di tenere traccia di chi li possiede utilizzando la blockchain, che ne garantisce la proprietà.
Tecnicamente possono contenere qualsiasi contenuto digitale. Unico, come un dipinto della vita reale, o un insieme di molti: l’opera di Beeple venduta per $ 69 Mil ad esempio conta 5.000 immagini distinte, fruibili e vendibili insieme o separatamente.
Al momento sono visti da molti come il modo in cui l’arte digitale verrà acquisita e scambiata in futuro.
Sta di fatto che molti operatori del settore ne stanno testando l’interesse per capire se si tratta di un fenomeno estemporaneo o di un vero e proprio trend da cavalcare e un nuovo mercato su cui investire.
E come in tutti i test, le evidenze raccolte sono sempre interessanti.
Dal punto di vista del designer
Dai test effettuati, è emerso un crescente divario tra una nuova giovane generazione di speculatori digitali, e una vecchia scuola di collezionisti d’arte le cui preoccupazioni sulla qualità, la proprietà e l’autenticità delle NFT sono rimaste irrisolte.
E questo era prevedibile.
Ma l’aspetto interessante è in una obiezione chiave che coinvolge la sfera dei bisogni, il cuore di ogni modello di business:
questo tipo di arte non soddisfa un bisogno specifico che è quello dell’esclusività.
Il gusto di possedere qualcosa che pensi sia bello e che non può essere visto da nessun altro perché, invece, gli NFT rimangono visibili a tutti.
Associazioni che aiutano a capire
Mi è subito venuto in mente il film La migliore offerta, scritto e diretto da Giuseppe Tornatore. In specifico la scena in cui il protagonista si rifugia nella sua stanza segreta le cui pareti sono rivestite di mirabili opere d’arte.
Il luogo in cui il protagonista si rifugia per ammirare ciò che solo a lui era concesso.
A questo si aggiunge l’aspetto materico ed emozionale, che, nel caso di un collezionista, non è solo la vista. Mi riferisco al modo in cui, sempre nel film, il protagonista scorreva le sue dita sulla tela, per ascoltarne la voce e coglierne i segreti.
E poi c’è la storia che ogni opera d’arte porta con sé: il pensiero di quanti luoghi abbia abitato, di quante vite siano passate al suo cospetto. Gioie e dolori e drammi a cui ha assistito come spettatore silente, di cui quell’opera si è fatta portatrice.
Il senso di eternità che la connota per il fatto stesso di essere magari sopravvissuta a guerre, terremoti o alluvioni. Di avere attraversato il tempo indenne per essere qui ora, a restituirci tutta la sua bellezza.
Quel turbine di emozioni che questa esperienza totalizzante porta con sé, che nessun’opera digitale, per quanto bella, potrà mai uguagliare.
Un finale tutto da scrivere
Questo non significa che questa forma di arte non possa essere un business destinato a durare, ma una cosa è certa:
si rivolge a target molto distinti perché i bisogni che soddisfa sono profondamente diversi.
E questo, per un designer, è uno dei motivi che invita a rivedere il proprio modello di business. Che, per gli operatori del settore, può diventare un’opportunità di differenziazione rilevante nella definizione della loro visione di business.
Solo il tempo ci restituirà l’esatta dimensione di questo fenomeno perché ogni cambiamento genera resistenza. Difficile non essere condizionati dalle nostre convinzioni.
Pensiamo a quando è arrivata la Pop Art e a quanto sia stata oggetto di critiche. O quando artisti come Gustav Klimt, Oskar Kokoschka o Egon Schiele hanno sconvolto l’arte del loro tempo.
Intanto, gli artisti e i loro agenti avanzano con i loro piani per conquistare il nuovo mercato digitale che fa tanta gola perché ancora tutto da occupare.
Sempre nel film a un certo punto, rivolgendosi al protagonista, l’amico (Donald Sutherland), pronuncia la frase: «I sentimenti umani sono come le opere d’arte. Si possono simulare.»
Letto al contrario sembra quasi profetico. Sarà stata un’intuizione dello sceneggiatore?
Io intanto mi godo questo spettacolo perché qualsiasi forma d’arte è sempre benvenuta.
E tu dimmi, acquisteresti un’opera in NFT?
0 commenti