Sherlock Holmes non lo sapeva ma era anche lui un designer in nuce. Eh sì, perché entrambi applicano il pensiero abduttivo, il processo cognitivo proprio del pensiero investigativo e scientifico: la nobile arte della conoscenza.
Il fascino di Sherlock Holmes
Conosci anche tu Sherlock Holmes e il fedele Dottor Watson? Secondo me, sì.
Da quando, alla fine del XIX secolo ,Sir Arthur Conan Doyle ha iniziato a raccontare le sue avventure, milioni di persone sono entrate nella sua dimora di Baker Street al 221B a Londra.
Un luogo eccentrico, come lo era lui del resto, pieno di oggetti astrusi e di fogli appesi alle pareti, di notti insonni passate a risolvere delitti efferati, di esperimenti (apparentemente) assurdi e di stravagante creatività.
Io lo amo molto e ammiro le sue gesta da quando ero bambina: la sua immensa conoscenza, la capacità di vedere ciò che altri nemmeno immaginano, di unire i puntini in modo originale mi affascina.
Solo più tardi ho capito che la mia scelta di essere una business designer sposa perfettamente questa fascinazione perché l’approccio che Sherlock utilizza è esattamente lo stesso.
Vediamolo insieme.
Il pensiero abduttivo
Elementare, Watson! – Sherlock Holmes
Sherlock Holmes applica il pensiero abduttivo: il processo cognitivo alla base dell’approccio scientifico e investigativo.
Delle tre inferenze, cioè dei modi di ragionamento, propri dell’essere umano (deduzione, induzione e abduzione), studiati da Charles Sanders Peirce, è la più nobile perché è l’unica che ci consente di accrescere la nostra conoscenza.
Nello stesso tempo, è anche la più sensibile all’errore e può essere foriera di misunderstanding non da poco: cosa che il mondo scientifico, di questi tempi, sta sperimentando ampiamente.
Funziona così:
- Si parte dall’osservazione di un fatto, nel caso di Sherlock, un fatto criminoso.
- Si stendono delle ipotesi che lo spieghino, basandosi sull’osservazione del contesto nel quale questo fatto è avvenuto.
- Si cercano evidenze che le confermino e, se non si trovano prove a sufficienza, si reitera questo processo fino a trovare la soluzione all’enigma.
L’approccio del designer
Nella costruzione del modello di business, il designer applica questo stesso processo logico:
Ispirazione
Parte da un’idea, legata a un contesto specifico.
Ideazione
In modo creativo sviluppa delle ipotesi di una possibile soluzione, cercando di capire quali problemi risolve e a chi, definendola nelle sue componenti essenziali.
Sperimentazione
Ipotesi che deve poi verificare sul campo, perché solo il campo, il mercato, potrà confermare o meno se quello che ha pensato sia vero.
Sulla base dei feedback raccolti, se è il caso, aggiusta la sua proposta, e solo allora ragiona sulle risorse necessarie a svolgere le attività necessarie a metterla a terra in modo economicamente sostenibile, per poi finalmente mettersi in azione.
Perché questo approccio è vincente
Il pensiero abduttivo offre innumerevoli vantaggi, tutti legati principalmente all’area delle risorse:
Innanzitutto, ti consente di validare un’idea prima di metterla a terra, riducendo il rischio di partire lancia in resta e di fallire, avendo sprecato risorse preziose.
Poi ti aiuta a immaginare scenari alternativi e di testare prima l’idea e poi la soluzione, in modo agile e veloce.
In questo modo ti mette in condizione di affrontare i cambiamenti e gli imprevisti con serenità, aggiustando il tiro di volta in volta, per giungere alla migliore soluzione possibile per approssimazioni successive.
Anche Sherlock può sbagliare
Per quanto sia l’unico modo per accrescere nella conoscenza, il pensiero abduttivo ha dei punti deboli importanti.
Evidenze deboli
Le evidenze raccolte devono essere forti e circostanziate: se si sbaglia in questa fase, si possono trarre conclusioni fuorvianti, che è un grande guaio, poiché crea l’illusione di essere sulla strada giusta.
Il motivo per cui, nel business design, la fase di test è così delicata da applicare.
Ragionevole certezza
Anche se i feedback sono positivi, non si potrà mai avere una conferma assoluta, ma solo in termini di probabilità e di ragionevole certezza. A meno che vi sia una confessione, anche Sherlock può sbagliare.
Ecco perché il fallimento è un evento altamente probabile per chi ha un business e perché testare la tua soluzione è determinante, più ancora che l’idea. Chi decreta il successo di un’impresa è sempre il mercato, non sei tu.
Molteplici verità
E c’è di più: anche se le tue ipotesi sono verificate sul campo, non significa che non vi siano ipotesi diverse e altrettanto esatte. Il rigore è nel metodo, non nel risultato.
Questo è il motivo per cui la scienza è in continuo progresso e non assume mai i risultati raggiunti come definitivi.
Ed è la ragione per cui non c’è un unico modo per trovare la quadra di un business di successo, non ci sono regole che valgano per tutti o per sempre.
Ma un metodo sì.
Prepararsi per vincere
Se hai un business, sai che questa è la tua più grande sfida: essere imprenditrice non è mai un punto di arrivo, è un viaggio.
Il tuo compito è di prepararti e acquisire un metodo che ti aiuti a sbagliare di meno, in condizioni di elevata complessità e incertezza.
In questo, il business design rimane l’approccio migliore che tu possa scegliere. Non a caso, è il linguaggio dell’innovazione.
Del resto, come scrive Alejandro Jodorowsly:
L’uomo può soltanto avvicinarsi alla Verità, non conoscerla mediante il linguaggio, mentre invece è possibile conoscere la Bellezza, riflesso della Verità.
E in questo dubbio c’è tutta la fascinazione del nostro incedere e la ragion d’essere di ogni progresso possibile.
Anche per questo adoro Sherlock Holmes. Il personaggio che meglio lo rappresenta per me è Benedict Cumberbatch, nella serie Sherlock su Netflix. Perfetto direi.
E tu dimmi, lo ami anche tu?
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